Intervista a Nico Caruccio, presidente club Salernitana Vincenzo Margiotta Agropoli Paestum
Per questa settimana, avremo l'occasione di intervistare il presidente Nico Caruccio. Incontrato durante la passeggiata granata del 6 ottobre, ecco l'intervista.
Com'è nato il vostro club?
1) Il club è nato, potremmo dire, da molto lontano. Noi da bambini abbiamo avuto la fortuna di andare all'Arechi quando si poteva accedere alla curva nord. La Salernitana ce la portiamo dentro fin da bambini. Un giorno eravamo io e Giuseppe Mandetta (Vicepresidente del club), transitavamo sulla SS18 e si parlava della salvezza insperata e del nuovo campionato di serie A che sarebbe iniziato da lì a due mesi. Avevamo la passione che ci seguiva e ci faceva seguire da anni la Salernitana, come detto, fin da piccoli, anche quando eravamo fuori regione o all'estero. "Perché non apriamo un club?". In testa avevamo tante domande su come fare, chi contattare. Lasciamo l'auto ed entriamo in un centro commerciale. Dopo pochi passi Peppe incontra un suo conoscente, altro tifoso granata che, casualità, ci lascia il numero del Presidente del Centro di Coordinamento Salernitana Clubs, Riccardo Santoro. Solo un caso? Chissà, sta di fatto che abbiamo conosciuto la grande famiglia del CCSC. Abbiamo scelto di dare il nome del club intitolandolo al più grande bomber della storia della Salernitana, un Agropolese come me e Giuseppe (Agropolese di nascita, ma Pestano di appartenenza). Ci sembrava un atto dovuto. Abbiamo così deciso di dare un'anima territoriale al club dal momento che Giuseppe Mandetta rappresenta il territorio di Paestum e io quello Agropolese. Non a caso, nel logo abbiamo inserito il portale bizantino del centro storico di Agropoli è una colonna di un tempio di Paestum con sopra appoggiato il cavalluccio. Mi preme ringraziare il lavoro della Designer Sofia Grossi che ha realizzato praticamente le nostre idee. Ciò che caratterizza la nascita del nostro club è il senso di appartenenza ai nostri territori, alla nostra provincia e alla città di Salerno. Un legame indissolubile. Le attività che intendiamo programmare camminano in tal senso: lo sport come pretesto per conoscerci meglio, per divulgare la nostra cultura, la nostra storia. A breve usciranno i comunicati con le prime iniziative. Mi preme ringraziare il nostro segretario Antonio Cirillo e la famiglia Margiotta per il sostegno che da alle nostre iniziative.
Come valuta il momento della Salernitana?
2) A campionato iniziato abbiamo avuto la sensazione che ci saremmo divertiti. Così è stato per 6 partite, ma credo che così sarà per tutto il torneo. La battuta d'arresto ci può stare, forse non così brusca. Eravamo abituati a vedere una Salernitana aggressiva, con iniziativa e gioco da proporre. Io credo, tuttavia, che bisogna dare fiducia al mister perché quanto fatto fino ad ora, compreso questo inizio di campionato non è frutto di casualità. Abbiamo una società solida che pure deve inserirsi bene nel mondo del calcio, ma che ha le idee chiare, ha una progettualità non solo tecnica e questo fa ben sperare tutto il territorio provinciale. Un appello mi sento di farlo ai tifosi, straordinari, della Salernitana di stringersi sempre e comunque attorno a squadra e società; la nostra è una tifoseria che non teme paragoni con nessuno, anzi, mi sento di dire che sono gli altri a doversi confrontare. Insomma, io credo onestamente in questo progetto perché l'imprinting dato dal presidente e dal suo staff sia di vero management e di visione globale di un movimento più grande di una squadra di calcio, già di per sé complesso.
Il giocatore che più ti ha impressionato?
Ricordo la prima di campionato con la Roma. Vedere dal vivo Tonny Vilhena in campo mi ha emozionato per la precisione, il modo di vedere il campo e la qualità dei tocchi. Permettimi, però, di fare un'annotazione su Giulio Maggiore: mai visto dal vivo un giovane fare cose che fa lui; le sue giocate, spesso, aprono nuovi scenari in zone del campo non raggiungibili da tutti gli altri ventuno calciatori. Riesce a rendere semplice giocate che altri non pensano, perché per loro impossibili.