Silenzio, parla il...campo. La Salernitana si affida a Sousa ed all'entusiasmo dei nuovi per voltare pagina
il caso Dia va risolto dalla proprietà, ma la parola, ora, passa al campo: contro i granata del nord occorre svoltare
Silenzio, parla... il campo
E, probabilmente, non è così male che la sosta sia finita per l'impegno delle Nazionali: perchè mentre gli azzurri battono a fatica l'Ucraina, evidenziando il gran lavoro che attende un top in panchina come Spalletti, la Salernitana si è dovuta interrogare sul "casino" Dia, frutto di un'Estate in cui si è parlato molto di campo inteso come rettangolo verde e poco di calcio.
La proprietà strutturata attorno alla figura del presidente Iervolino, come dimostra la vicenda Dia, di fatto implosa da tempo, deve riflettere sul restyling non dell'Arechi ma delle proprie mura interne, che necessitano di basi più solide e persone in grado di interfacciarsi con un calcio che parla la sua lingua.
Urge una figura carismatica, in grado di mediare e di non fare implodere delle vicende che, se contenute, avrebbero sortito altro effetto
Nel frattempo che Dia e la Salernitana decidano se continuare o meno la propria vita insieme, il campo chiama e presenta nella metà campo una squadra di tutto rispetto come il Torino di Juric.
Senza il proprio goleador, la squadra di Sousa è chiamata a sfruttare le due settimane di lavoro per mettere in campo innovazioni tattiche e quel sano entusiasmo contagioso che in questi tempi non guasta mai.
Da questo punto di vista, la voglia di emergere dei vari Martegani, Cabral e perchè no, di Ikewuesi, potrebbe rappresentare un importante nota dolente per gli avversari a patto che Sousa ritorni il top allenatore di qualche mese fa, in grado di cambiare le partite e leggerle come pochi.
E' finito il tempo del rodaggio: contro il Toro, la squadra, ancora di più deve fare quadrato sulla vicenda Dia e dimostrare a se stessa che ha le basi per poter, almeno inizialmente, poter fare a meno del proprio bomber.
D'altronde le formazioni di Sousa, in generale, hanno sempre avuto un gioco corale, volto ad esaltare le caratteristiche di tutti i propri giocatori.
Magari proprio l'attaccante nigeriano che, con la propria stazza, ha dimostrato seppur per pochi minuti, di avere quella fame e cattiveria oltre i centimetri per fare da apripista, potrebbe rappresentare la classica sorpresa da estrarre dal cilindro.
Il nigeriano così come tutti gli altri giocatori, ora, hanno necessità di responsabilizzarsi di più e trovare insieme ai propri compagni, quella capacità di adattamento per far da subito bene e bruciare le tappe
Il campionato chiede proprio questo ai granata:Torino, Empoli, Frosinone: sono queste le finali da vincere ed in cui fare punti per i periodi no.
Il resto, l'extra-campo, dev'essere lasciato alla proprietà, che va integrata di pertinenze ed uomini diversi, che abbiano un vissuto calcistico in grado di prevedere delle contingenze che spesso si verificano nel calcio.
Con o senza Dia, la Salernitana deve dimostrare di essere da serie A: sic et simpliciter.