Castel di Sangro è un ridente paesino di quasi 7000 abitanti, definito come la "porta d'Abruzzo" per via della sua collocazione geografica, sulla riva destra del fiume Sangro al confine tra la provincia de L'Aquila e quella di Isernia. Un paesino salito agli onori delle cronache nazionali nell'estate del 1996, quando la propria squadra di calcio è riuscita a ottenere una storica promozione in Serie B. La Salernitana, quindi, dovrà fare i conti, nel torneo di Serie B 1996/1997, anche con i simpatici giallorossi abruzzesi di mister Osvaldo Jaconi. E la trasferta al "Patini" di Castel di Sangro del 12 gennaio 1997 è - calcisticamente parlando - dolorosa. I giallorossi battono i granata per 1-0 grazie a un rigore di Bonomi e dopo quella sconfitta la Salernitana capisce definitivamente che, archiviati in fretta i sogni di gloria, la strada per la permanenza in cadetteria sarà tutt'altro che facile. E il presidente Aliberti decide di compiere una mini rivoluzione. La sconfitta del 26 gennaio 1997 contro la Reggina al "Granillo" per 3-0 costa la panchina a Franco Colomba, sostituito da Franco Varrella. E il mercato invernale stravolge la coppia d'attacco granata. Fuori l'amato bomber Giovanni Pisano, con il siciliano che saluta andando al Genoa dopo 4 anni di gol e di emozioni e fuori il carneade olandese Steven Jansen, dentro uno scafato attaccante di categoria come Edoardo Artistico e un ventisettenne sudafricano, Philemon Masinga. Un nome che ai tifosi granata - scottati dall'addio di Pisano - dice poco o nulla, ma che vanta comunque un'esperienza nel calcio europeo in Inghilterra con il Leeds e in Svizzera con il San Gallo, formazione dalla quale viene prelevato in quel mese di gennaio 1997. Un nome che in Sudafrica è però già leggenda, dato che con 3 reti l'anno precedente aveva trascinato i "Bafana Bafana" alla conquista della Coppa d'Africa del 1996 tenutasi in patria. E Masinga, ben presto, fa scomparire tutto lo scetticismo che i tifosi granata avevano su di lui. Dopo buone prestazioni, Masinga trova il suo primo gol con la Salernitana il 23 marzo 1997, pareggiando a Cesena l'iniziale vantaggio di Salvetti anche se Piangerelli al 90' lo vanifica siglando la rete del definitivo 2-1 per i romagnoli. Arriva Maggio e la salvezza della Salernitana è ancora lontana dall'essere conquistata. Masinga si carica i granata sulle spalle e il 4 maggio una sua doppietta trascina i granata nella vittoria per 4-1 sul Brescia, attuale capolista del campionato. Al 16', il sudafricano realizza il 2-0 con un colpo di testa su un preciso cross di Vittorio Tosto, mentre all'86' chiude i giochi infilando il portiere delle Rondinelle Pavarini dopo una fantastica serpentina in area di rigore. Il 25 maggio, i granata ospitano proprio il Castel di Sangro alla terzultima di campionato. La formazione di Varrella ha solo un risultato a disposizione: la vittoria. La classifica vede infatti i granata a 40 punti assieme alla Lucchese al quintultimo posto, a +3 sul Cesena quartultimo che rappresenta l'inizio della zona retrocessione. La Salernitana attacca per tutta la partita, sospinta dal tifo incessante dei 30000 dall'Arechi, ma il fortino abruzzese regge. Allora Varrella decide di dare linfa all'attacco, inserendo Masinga al posto di Pirri al 67'. E all'88' l'Arechi esplode. Dell'Anno mette in area un pallone tagliato. Un pallone che Tudisco spizza di testa quanto basta per permettere a Masinga di infilare da pochi passi il portiere abruzzese Lotti. E' la rete della vittoria, è la rete della salvezza. La matematica certezza avviene solo la settimana successiva, con il pareggio per 1-1 a Venezia e la contemporanea sconfitta del Cesena a Empoli e il pareggio del Cosenza a Padova, ma quel gol di Masinga è universalmente ricordato come il gol salvezza. E, se vogliamo allargare il discorso, potrebbe essere interpretato come la prima rete della cavalcata vincente verso la Serie A della stagione successiva. Nell'estate del 1997, Masinga passa al Bari coronando la sua splendida parentesi granata con la soddisfazione di poter giocare in Serie A. Una Serie A nella quale si comporta benissimo, con 24 reti, alcune delle quali realizzate al termine di furiose sgroppate. Ed è così che ce lo vogliamo immaginare. Corri libero, Phil, corri libero. Buon viaggio.