Mazzocchi a 360 gradi: "Sono molto credente e amo disegnare. Salerno è magica, bisogna viverla per capirlo"
L'esterno granata si racconta ai microfoni di "Dazn Talks"
Dopo l'intervista dello scorso anno, in cui il protagonista fu Federico Bonazzoli (con la simpatica scommessa sulle brioches offerte in caso di salvezza, fortunatamente vinta), quest'anno è stato il turno di un altro elemento granata di affrontare la classica intervista sul canale Youtube di Dazn, intitolata "Dazn Talks": parliamo di Pasquale Mazzocchi, autore di un inizio di stagione strepitoso, che si racconta così ai microfoni di Alessio De Giuseppe e Barbara Cirillo: "Il soprannome "Pako" me lo porto dietro da quando ero piccolo. A Napoli usiamo dare soprannomi fin da piccoli e, dato che ero molto magrolino, mi chiamavano anche "mezzo chilo". A Salerno i tifosi ti fanno sentire sempre amato, forse io lo sono per il mio modo di giocare sanguigno. Per chi parte dal basso come me è bello sentir parlare di Nazionale, ma in questo momento sono concentrato solo sulla Salernitana. Da piccolo nasco esterno d'attacco, poi vengo spostato a terzino; ho dovuto modificare sia il mio corpo che il mio modo di giocare, prendere la mentalità da difensore. Dopo tanto lavoro e l'esordio in Serie A lo scorso anno, finalmente è arrivato il mio primo gol. Sono contentissimo sia arrivato in casa, davanti ai nostri tifosi, un qualcosa di spettacolare. Ho avuto anche un pizzico di fortuna nell'occasione, ma da noi si dice "aiutati, che Dio ti aiuta". L'avrò rivisto non so quante volte, ho perso il conto. Dopo i primi 2 mesi che ho passato in maniera difficile qui a Salerno, dove ci sono state tante chiacchiere, è stata una liberazione per me. Ho scelto la 30 perchè è la data di nascita di un mio caro amico che è venuto a mancare tanti anni fa. La mia è una famiglia numerosa, ho 9 nipoti e già un pronipote, e anche un cane di nome Jason. Quest'anno mi sono anche sposato con mia moglie, dovevamo farlo un paio d'anni fa, ma abbiamo rimandato causa Covid. Io sono molto credente, ho scelto anche una casa che sta a pochi metri da una chiesa. Nello spogliatoio vado d'accordo con tutti, anche con gli stranieri, anche se con loro a volte devo gesticolare (ride, NdR). A Lassana Coulibaly ho insegnato "pass' 'u pallon": se dovessi descriverlo con una parola, direi che è un animale. Ribery è un fenomeno, sta sempre 3-4 giocate davanti a tutti. Dia è un bravissimo ragazzo, molto timido, ma dà l'animo in campo per la squadra. Candreva è un grande, la sua carriera parla per sè. Nicola io lo chiamo "il maestro", è stato molto bravo a creare un gruppo forte, unito. E' un allenatore unico nel suo genere, sa come entrarti dentro. Prima di essere un grande allenatore, è un grande uomo. Le imprese possono farle sono gruppi forti, la nostra forza è sempre stata questa, che chi non gioca dà sempre una mano incredibile a chi è in campo. A me non piace parlare di sogni, per me il sogno è un qualcosa che si fa quando dormi, a me piace parlare di obiettivi, che cerco di raggiungere tramite il lavoro. Ci vogliamo tutti bene, anche fare una cena insieme aiuta tanto a consolidare il gruppo. Prima di una partita ascolto molta musica motivazionale. Da piccolo tifavo Inter, il mio giocatore preferito era Oba Martins. Il fantacalcio non lo faccio, preferisco non avere troppi impegni. Sul mio stile alimentare sono un professionista, mi conto anche i chicci di riso, e per questa cosa i miei compagni si prendono anche gioco di me, ma questa è la mia mentalità e la porterò sempre avanti. Ho sempre giocato in squadre del Nord, per cui per me è stato più facile fare sempre la dieta, qui a Salerno è più difficile. Il mio punto debole? La mozzarella. Dopo il calcio la mia passione più grande è quella del disegno. Disegno a matita, ho fatto anche qualche lezione privata di disegno iperrealistico. Non ho mai fatto un ritratto di un compagno, in caso di salvezza ve lo farò. L'attaccante più difficile che ho marcato è Leao, ha dei margini di miglioramento infiniti. L'anno scorso ci siamo salvati pensando partita dopo partita. l'obiettivo salvezza all'inizio era troppo lontano da raggiungere. Partita dopo partita abbiamo visto l'obiettivo avvicinarsi, poi sappiamo tutti come è finita, in un modo che non si ripeterà per i prossimi cent'anni. Quella sera di Salernitana-Udinese eravamo dispiaciuti moltissimo per aver sbagliato la partita davanti ai nostri tifosi, che hanno realizzato una coreografia incredibile, mai vista su un campo di calcio. E' subentrata ansia, tensione, era una partita che aveva un'importanza troppo grande. Alla fine abbiamo ottenuto ciò che abbiamo meritato. Quest'anno abbiamo l'ambizione di far meglio, ma non ci dimentichiamo da dove veniamo. Dobbiamo restare coi piedi per terra, venerdì contro il Lecce ci aspetta una partita difficile contro una squadra che sta bene e che ci può mettere in difficoltà, ma quando giochiamo in casa giochiamo con un uomo in più e dobbiamo andare decisi a prenderci questi 3 punti. Salerno è un qualcosa di magico, bisogna viverla per capirlo".
Alla battuta finale della giornalista "aspettiamo il disegno" lui risponde: "prima salviamoci". Segno di una mentalità che speriamo porti presto "Pako" ad indossare la maglia della Nazionale di Roberto Mancini, che sta dimostrando di meritarsi a suon di prestazioni sontuose.