Chi avrebbe mai pensato alla vigilia che la Salernitana potesse uscire dallo stadio Vigorito con più di un pizzico di rammarico per aver sfiorato la vittoria, vanificata soltanto da una dubbia decisione arbitrale che ha annullato la rete di Giannetti per un presunto fuorigioco di Akpa? Perché, a conti fatti, al netto delle dichiarazioni post partita di Inzaghi, chi meritava di portare i tre punti a casa era senz’altro la Salernitana, autrice di una prestazione “da capolista” intrisa di gioco e personalità, che per oltre un’ora ha messo sotto pressione il Benevento, lo ha spaventato, facendogli dimenticare per un attimo i diciotto punti di distacco in classifica. Difatti, le parole pronunciate in sala stampa dal trainer degli stregoni “stare con tanti punti avanti contro un avversario del genere ci fa capire che tipo di campionato stiamo disputando” vanno ben oltre ad una logica esaltazione al suo lavoro, ma una implicita, seppur palese, investitura per la Salernitana a compagine di rango, in continua ascesa per le conquista di posizioni nobili del torneo cadetto. Superfluo esaltare le prestazioni dei singoli, tutto ha girato per il verso giusto. Costruzione dal basso, con Aya e Migliorini autentici giganti in marcatura, una catena di destra sontuosa con Akpà e Lombardi e... Djuric, che, sta diventando di primo leader di questa squadra. A voler essere pignoli, ci sarebbe da attendersi qualcosa in più da Kiyine, dove una buona ripresa non può giustificare un primo tempo lezioso ed indolente, e da Gondo, tanto formidabile sino alle trequarti quanto impreciso sotto rete. Riuscisse a vedere la porta, la Lazio si ritroverebbe un calciatore dal potenziale di massima serie. In attesa dei vari Capezzi, Jallow, e chissà, Cerci, questa Salernitana sta mostrando una crescita tale che potrebbe anche aprirle le porte verso obiettivi sin qui insperati. Armando Iannece