Trentotto punti in trentasei giornate, nove sconfitte nelle ultime undici partite, al di là di quello che deciderà il Coni il giorno 14  in merito alla posizione del Foggia, ovvero se restituire a quest’ultima almeno un punto in classifica, sul campo la Salernitana è retrocessa, fallendo in maniera clamorosa la stagione, quella del centenario. A dirla tutta, tra salvezze stentate e centro classifica anonimi, non che le altre annate avessero offerto chissà quale risultato d’elitè, ma quest’anno, con il dichiarato obiettivo dei play off per poi trovarsi ad un passo dal baratro, si è andati davvero oltre. Si è fallito.  E se è vero che in campo scendono i calciatori, ed a loro spetta una grande fetta di responsabilità di questa debacle, con onestà intellettuale bisogna anche valutare l’operato di chi li ha scelti in estate ( ed a gennaio), ovvero il direttore sportivo Fabiani, di concerto con la proprietà. Una mortificazione in piena regola che ancora non ha padri, atteso che al momento non si comprende chi si assumerà le responsabilità per questo campionato. Sta di fatto, comunque, che la possibile retrocessione in serie C creerebbe non soltanto un danno di immagine importante, perché avvenuto nell’anno del centenario ma  soprattutto  economico, in virtù dei diversi  contratti pluriennali sottoscritti, e con ingaggi importanti, certamente non in linea con la media della terza serie. Ma c’e sempre il Coni il 14, come c’e stato ieri il Verona, che indirettamente ha tenuto la Salernitana ancora attaccata alla spina “salvezza”. E chissà cosa succederà al Palermo nella giornata di domani. La retrocessione in C è ipotesi concreta, e rafforzerebbe ulteriori speranze. Ecco si guarda in casa d’altri, perché nella propria non c’e proprio più niente da osservare.