Diciamo subito. La prestazione offerta contro il Perugia non verrà certo ricordata per la qualità del gioco prodotto. In balia degli umbri per oltre sessanti minuti, la Salernitana ha mostrato ancora una volta delle difficoltà in fase di costruzione della manovra e limiti nel palleggio, il tutto con scarsi risultati in termini di pericolosità offensiva. Tanta sofferenza, insomma, un pizzico di fortuna ed uno strepitoso Micai a ripetere i miracoli post Verona. Una vittoria da far storcere il naso, ma è pur sempre una vittoria. E tredici punti in otto gare di campionato, a rappresentare la miglior partenza da quattro anni a questa parte, è roba mica da ridere per una squadra ancora in rodaggio, e con diversi elementi nel suo organico non ancora al meglio della forma. Perché al netto delle qualità fin ora inespresse, ad oggi, è questa la miglior Salernitana che Colantuono può schierare in campo. Probabilmente brutta per chi si attendeva manovre fluenti e spumeggianti, con una marcata "cattiveria" agonistica che le consente di subire pochi cali di concentrazione, certamente concreta, capace, cioè,  di capitalizzare al massimo le poche occasioni che crea, e pure un tantino fortunata. In attesa di tempi migliori, per ora, va bene così, ma la qualità della rosa è talmente elevata che appare lecito attendersi molto di più. D'altronde, il calcio è cambiato, la stessa serie B ha subito un'evoluzione rispetto a qualche stagione fa. Non basta più un atteggiamento votato principalmente al contenimento dell'avversario, al cosiddetto prima "non prenderle". La storia recente del torneo cadetto insegna che le prime 4/5 posizioni sono di esclusiva competenza di compagini che fanno della prolificità offensiva la loro arma migliore. Ergo, pensare di fare un gol in più piuttosto che pensare di subirne uno in meno. Una mentalità che alla lunga dovrà far sua anche la Salernitana. Un "male" necessario che ben potrà sposarsi con la qualità del suo organico. Armando Iannece