Sabato prossimo la Salernitana ritroverà sul proprio cammino Walter Zenga. L'ex portiere dell'Inter e della Nazionale sfida per la prima volta da quando è allenatore la compagine granata. Zenga e la Salernitana, una storia di fine anni '70 tra un giovane 18enne portiere scuola Inter e una squadra che affrontava l'ennesimo campionato di Serie C1 della sua storia, in quella stagione 1978/1979. Nonostante le infinite peripezie economiche, il Presidente Enzo Paolillo affida a Tom Rosati l'incarico di allenatore della Salernitana, sperando che il tecnico sambenedettese possa rifare quanto già compiuto sotto le pendici del Castello d'Arechi nel 1966 e sfiorato di un niente nel 1971 (con i granata beffati dal Sorrento), ossia riportare la Bersagliera in Serie B. Tra i rinforzi del mercato, vi è giustappunto Walter Zenga, portiere scuola Inter alla sua prima esperienza in un campionato professionistico. L'esordio è da dimenticare. 4/a di campionato, 22 ottobre 1978, Salernitana-Campobasso 0-4 con Zenga certo non incolpevole su tutte le reti subite. L'occasione per rifarsi, complice l'indisponibilità del portiere titolare Favaro, potrebbe essere Salernitana-Pisa, 17 dicembre 1978, 12/a di campionato. Invece, quella partita rappresentò la fine dell'avventura di Zenga a Salerno. "Colpa" di Claudio Di Prete, attaccante pisano che realizzò la doppietta "incriminata" nel giro di 12 minuti. E subito dopo aver subito la seconda marcatura, Zenga abbandonò il campo in lacrime, episodio ancora oggi ricordato da parecchi tifosi granata, nonostante siano passati 40 anni. SalernoGranata.it rivive quel particolare momento della quasi centenaria storia della Salernitana proprio con uno dei protagonisti, Claudio Di Prete, che ha gentilmente accettato il nostro invito. Salve, signor Di Prete. Grazie per aver accettato il nostro invito a rammentare quel Salernitana-Pisa. Cosa si ricorda di quella sfida e di quelle lacrime di Zenga? "Grazie a voi per l'invito. Mi ricordo perfettamente di quella stagione 1978/1979, dove il Pisa ottenne la promozione in B, e mi ricordo quella sfida con la Salernitana, un'ottima squadra che aveva buonissimi calciatori come Gabriellini, proveniente proprio dal Pisa, Zandonà, D'Angelo. E appunto Walter Zenga in porta. Io, paradossalmente, ancora non aveva segnato in quel campionato. E mi sbloccai segnando 2 reti a Zenga. Sul primo gol, il portiere non fu impeccabile dato che rimase proprio sorpreso e la palla, anche per colpa di una zolla, gli passò sotto il corpo e finì in rete. Sul secondo, invece, mi prendo più meriti io perché feci un gran bel tiro e la misi angolata radente al palo. Poi, sì, Zenga ebbe uno sconforto, si mise a piangere e abbandonò la porta, nonostante il tecnico Tom Rosati provò in tutti i modi a consolarlo" Tom Rosati che a fine partita...fu costretto a scappare nel pullman del Pisa "Sì, mi ricordo benissimo che Rosati si "rifugiò" nel nostro pullman. Eh, a quei tempi, in quella Serie C con quegli stadi e in piazze calde come Salerno potevano anche accadere episodi del genere". Che ricordo ha della piazza di Salerno da avversario? "Una piazza sicuramente importante con una tifoseria appassionata. Dirò di più, io la Salernitana l'ho sfiorata. Nell'estate del 1980 i dirigenti granata mi cercarono con insistenza, ma io volevo rimanere in Serie B e quando nella sessione autunnale del 1980, dopo che Anconetani per ripicca non volle mandarmi al Parma di Tom Rosati, si poteva concretizzare il trasferimento purtroppo la Salernitana era già a posto in attacco e quindi ripiegai sulla Nocerina. Trasferimento poi consigliatomi da un mio caro amico, Vincenzo Zazzaro, che aveva giocato a Salerno. Peccato, perché sarei venuto volentieri e rappresenta un gran rimpianto il non aver vestito la maglia granata, anche se però la città di Salerno l'ho comunque vissuta". In che senso? "Nel mio periodo con la Nocerina, abitavo a Vietri sul Mare e quindi praticamente stavo sempre a Salerno. Una bellissima città, con accanto lo splendore della Costiera Amalfitana. E rammento la cordialità degli abitanti. Una città il cui ricordo mi accomuna anche ad amici come Zazzaro e Favaro, il portiere della Salernitana che difese la porta granata nel ritorno di Pisa di quel campionato 1978/1979 e con il quale ho giocato assieme a Firenze. Vincemmo 1-0 con una mia rete. Nel complesso, il periodo di frequentazione di Salerno fu davvero piacevole, nonostante le criticità dovute al terremoto del 23 novembre e il suo post". Segue il calcio attualmente? Cosa pensa di questa Salernitana? "Lo seguo e devo dire che la Salernitana mi ha dato, da pisano, una bella soddisfazione con la vittoria sul Livorno (storica la rivalità tra le due città toscane, ndr). Salerno è una grande piazza che merita di salire nella massima categoria e una volta o l'altra gli capiterà". A che calciatore attuale si paragonerebbe Claudio Di Prete? "Non saprei perché io ero un calciatore istintivo, non legato a logiche tattiche. Non mi sono mai relegato a un ruolo, giocavo attaccante, giocavo da mezza punta, giocavo all'occorrenza anche da tornante. Mi facevo guidare dall'istinto e dal mio intuito, gli allenatori lo sapevano e mi lasciavano libero di esprimermi come meglio ritenevo opportuno. Quindi, in un calcio molto legato alla tattica come quello moderno mi riesce difficile il confronto". Spesso si ritiene che il calcio moderno sia più fisico che tecnico. Concorda con questa tesi? "Assolutamente sì. Il perché? Credo che oggi pensino che con le 2-3 ore di scuola calcio al giorno risolvano tutto. Ma non è così. Noi giocavamo dalla mattina alla sera nelle strade, nei campi parrocchiali, ovunque. E giocando tanto ci si migliorava nella tecnica. Una cosa che si è persa al giorno d'oggi". Cosa fa oggi Claudio Di Prete? "Dopo aver giocato fino ai 40 anni, ho aperto una palestra con mia sorella e mio cognato. Il calcio è stato un divertimento, professionale ok ma in primis un divertimento. Fare l'allenatore? Per come ero io calciatore, assolutamente non legato alla tattica, non ci ho pensato neanche per un secondo a questa prospettiva".