Non parlategli di "miracolo", è una parola che Davide Nicola dice di non condividere nell'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport; quello che è arrivato per lui è tutto frutto di grande sacrificio ed impegno, un ingranaggio che si è incastrato perfettamente, in cui tutte le componenti hanno fatto il proprio lavoro e dato il massimo. A distanza di dieci giorni dalla conquista della storica salvezza, il tecnico granata torna a parlare così: "Mi manca l'adrenalina, quando alleno mi piace provarla. In quella corsa sfrenata di fine partita c'era istinto e la naturalezza di dichiarare bisogni e sentimenti. Era l'unica possibilità per ringraziare le persone che hanno partecipato a un percorso di tre mesi, senza di loro sarebbe stato impossibile. Se dovessi scegliere una parola per definire questo capolavoro direi armonia, una sintonia totale tra ruoli e intenti, che ha moltiplicato certezze e valori. La soddisfazione più grande sono stati i sorrisi di tifosi, giocatori e società. E' stata una rincorsa tosta, giocata su tre aree: un gioco fondato sul coraggio, un piano tecnico-tattico per esprimere ciò che serviva per l'obiettivo e le relazioni, con la capacità di credere all'obiettivo senza essere schiavo delle emozioni. Credere in qualcosa vuol dire esprimere al massimo se stessi e le proprie idee. Credere è il percorso, non il risultato finale. Avremmo potuto non raggiungere il risultato, sarebbe stato ugualmente importante. Abbiamo dimostrato di aver cambiato la nostra espressione di gioco: è questo il vero successo. Salerno è diversa dalle altre per luogo, ambiente ed obiettivi. Mi ha gratificato la capacità di esprimere coraggio, anche quando accettammo la parità numerica contro l'Inter: quel giorno ho avuto la certezza che i ragazzi fossero disposti a tutto per credere nel progetto. Di Salerno mi rimane la passione e l'orgoglio, e il rapporto cittadini-presenze allo stadio: se ne avessimo uno da 60 mila, lo riempiremmo".

Su Iervolino e Sabatini risponde così: "Se avessi di fronte il Presidente Iervolino lo ringrazierei per l'opportunità e per averci messo a disposizione tutto ciò che serviva. E' un Presidente passionale e presente, ed ho apprezzato che abbia rispettato i ruoli di ciascuno. La presenza di Sabatini è stata uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare, è un uomo autentico e di grande credibilità. I tifosi hanno parlato di miracolo, è una parola che io non condivido: c'è stata la capacità di portare giocatori forti e funzionali in poco tempo e un grande lavoro di sinergia. Senza il Direttore non so se i calciatori sarebbero venuti a Salerno, lui è stato fondamentale. La società ha l'idea di crescere, con meno picchi a livello cardiopatico. L'obiettivo è la continuità, ma non si può avere tutto e subito. Per la prima volta la Salernitana farà due campionati di fila in A: ciò deve spingere a mettere umiltà e voglia per creare una realtà stabile nel tempo. La piazza lo merita".

Su come ha festeggiato e sul suo futuro: "Abbiamo festeggiato con una cena di staff, c'è gusto anche nel godersi il momento in privato. Non ho il carattere per portarla alla lunga, sto già pensando a cosa mi renderebbe felice in futuro. Il giorno dopo la salvezza ho incontrato il Presidente: stiamo definendo gli ultimissimi dettagli, non ci sono problematiche. Perchè non dovrei ripartire? Mi piacciono il contesto, le persone e la possibiltà di costruire qualcosa di diverso".