La Brera Holdings, fondo d’investimento americano quotato in borsa, ha ufficialmente fatto il suo ingresso nel calcio italiano attraverso la Juve Stabia, storica squadra campana che milita in Serie B. Un passo che segna l’inizio di un progetto ambizioso per il club gialloblù, ma che riaccende anche il dibattito su un’altra trattativa fallita: quella con la Salernitana.

Durante l’estate, la Brera Holdings aveva avviato negoziazioni serrate per acquistare una quota significativa della società granata, con l’intento di avviare una collaborazione con il presidente Danilo Iervolino. Tuttavia, l’accordo non è mai decollato.

Daniel McClory, presidente del fondo americano, ha spiegato le ragioni del mancato accordo: “Iervolino voleva vendere tutto e uscire dal club, mentre noi cercavamo un partner con cui costruire una strategia condivisa e sostenibile. Purtroppo, non siamo riusciti a trovare un punto d’incontro.”

L’idea di Brera Holdings era quella di rafforzare la Salernitana, aggiungendo risorse e competenze alla gestione attuale, con l’obiettivo di proiettare il club su un palcoscenico internazionale. Un progetto che, secondo diversi analisti, avrebbe potuto trasformare la Salernitana in un modello di crescita e innovazione. La scelta di Iervolino, però, è stata chiara: mantenere il controllo esclusivo della società.

Non è stato il solo tentativo a naufragare. Prima di approdare a Castellammare di Stabia, il fondo aveva esplorato anche un possibile ingresso nel Brescia, ma si era scontrato con una visione incompatibile di Massimo Cellino. “Anche in quel caso,” ha sottolineato McClory, “non c’era interesse per una vera collaborazione. Cellino voleva vendere, ma senza condividere una strategia a lungo termine. Questo non è il nostro approccio.”

Dopo questi due fallimenti, la Brera Holdings ha trovato nella Juve Stabia il partner ideale. L’accordo è stato presentato il 9 dicembre, durante una conferenza stampa al Palazzo Partanna di Napoli, sede dell’Unione Industriali. L’intesa prevede un’acquisizione graduale delle quote societarie del club: il 22% entro la fine dell’anno e la possibilità di salire al 51% entro marzo 2024.

Andrea Langella, presidente della Juve Stabia, si è mostrato entusiasta: “Abbiamo valutato molte proposte, ma Brera Holdings si è distinta per trasparenza e rispetto dei nostri valori. Questo accordo rappresenta un passo importante per affrontare un campionato competitivo come la Serie B con nuove risorse e ambizioni.”

Langella ha poi ripercorso il cammino che ha portato il club a questa collaborazione: “Quando sono arrivato, la situazione era critica. Abbiamo lavorato duramente per consolidare il brand, aumentare gli sponsor e rafforzare il legame con la comunità. Oggi possiamo contare su cento sponsor e una struttura più solida. Questo accordo è il coronamento di quel lavoro.”

McClory, dal canto suo, ha spiegato perché la scelta sia ricaduta proprio sulla Juve Stabia: “Abbiamo scelto questo club per i suoi punti di forza: una gestione attenta, un settore giovanile ben strutturato, una sostenibilità finanziaria e una visione di crescita condivisa. Qui abbiamo trovato il partner che cercavamo.”

Il progetto con la Juve Stabia punta non solo a migliorare le prestazioni sportive, ma anche a trasformare il club dal punto di vista economico e sociale. “Vogliamo portare la Juve Stabia a livelli mai raggiunti, lavorando su ogni aspetto: dal marketing all’espansione internazionale,” ha dichiarato McClory.

Nonostante l’entusiasmo per questo nuovo capitolo, resta il rammarico per l’occasione persa con la Salernitana. Solo il tempo potrà dire se Danilo Iervolino ha fatto la scelta giusta nel preservare l’autonomia del club o se ha rinunciato a un’occasione unica per proiettare la Salernitana verso nuovi orizzonti.

Curiosamente, il primo banco di prova della nuova era della Juve Stabia sarà proprio contro la Salernitana, in un intreccio che aggiunge significato a questa svolta. In campo, oltre ai tre punti, ci sarà anche un confronto simbolico tra due filosofie di gestione: quella tradizionale di Iervolino e quella innovativa del fondo americano.