Dal sogno all'incubo. Dalla serie A conquistata a distanza di 50 anni all'incubo della Lega Pro. Sono passati 21 da quando la "Rossi-band" conseguiva al cospetto del Venezia di Novellino un pareggio interno utile ad entrambe le formazioni per festeggiare in un Arechi stracolmo in ogni ordine di posti, la salita nel Paradiso calcistico composto dalle "famose" sette sorelle. Da allora al di là della retrocessione in B per effetto di una serie di concatenazioni sfavorevoli, Salerno, a seguito del fallimento della società di Aliberti ha smesso di vedere calcio, affidandosi alle gestioni Lombardi e Lotito che, per differenti ragioni, hanno portato poche gioie e tanti dolori per il medesimo difetto di programmazione. A distanza di 21 anni la Salernitana con i lagunari dell'ex Bocalon, questa volta si giocano la vita per evitare l'inferno della terza serie ove Avellino, Foggia, Cavese sono già pronte ad attendere i granata nell'anno del centenario della storia della beneamata. Dal sogno all'incubo che si ripete a distanza di 4 anni con la società retta da Lotito e Mezzaroma: un record che va fermato prima che il danno sia irreparabile. Eppure c'è chi, ancora, fa appelli al pubblico, chiede presenze massicce allo stadio, colpevolizzando la città ed i propri tifosi per l'eventuale assenza di tifosi in  numero inferiore alle 20.000 unità, questa sera allo stadio Arechi. Il dato più preoccupante è che in una partita che vale una stagione, all'Arechi non ci sarà il pienone: segno inevitabile di un'indifferenza determinata dalle storie dei fattori imponderabili che, forse, non inganna neppure i cultori della farsa lotiniana...