È questa la sintesi della transizione temporale che si sta agitando come un buco nero nella Via Lattea granata. L’universo granata è soggetto a squilibri gravitazionali tali da non consentire a nessuna guida tecnica di comprendere la retta via per una determinata idea tattica. L’era Breda si chiude malamente in termini di risultati e di apporto mentale e tattico profuso. 


12 punti in altrettante partite manifestano la piattezza di tale squadra di mai cercare lo sprint ed il coraggio di osare qualcosa di più oltre lo scialbo pareggio. L’idea che percuote di più l’ambiente è appunto la confusione sia da un punto di vista tattico individuale posizionale che di amalgama collettiva. Mister Breda scende in campo con il consueto 3-5-2 che vede Ruggeri prendere il posto dell’infortunato Bronn in difesa mentre Zuccon riceve le chiavi della cabina di regia. 


Ai suoi fianchi, Tongya e Soriano agiscono da mezzeali. Lo snodo cruciale del match avviene appunto sul confronto dei quinti, tra le due fazioni. Gli stabiesi sono forti di Floriani e Fortini, giovani promesse dotati di gamba e passo tali da fungere da esterni perfetti per il gioco di Pagliuca, ovvero restare più compatti in difesa in non possesso per poi saper ripartire forte sulle fasce. I granata decino di arginare, o almeno provare, la furia dei due velocisti gialloneri con gli inserimenti di Njoh a sinistra e Ghiglione a destra. Scelta che fa storcere il naso a parecchi addetti ai lavori, preoccupati appunto che il mister granata non abbia alcuna intenzione di andare a prendere i relativi esterni stabiesi e quindi iniziare la pressione alta, piuttosto attua questo turn over massiccio con la paura di solo limitare il potere offensivo dei due stabiesi. 


La panchina di Corazza suona già come il primo campanello di allarme di un match che sa di bandiera bianca sin dai primi minuti. La chiave tattica del match si basa sempre e solo sui duelli individuali, ove i nostri tre difensori centrali prendono i due attaccanti Candellone e Adorante mentre Piscopo esercita pressing sul play Zuccon. Verde agisce più come centrocampista offensivo al centro della trequarti alle spalle di Cerri. L’attaccante di provenienza comasca instaura un match di sacrificio fisico cercando di fare alzare il baricentro della squadra in fase di possesso. 


Ciò che lascia davvero attoniti e la mancanza di linee di connessione tra il trequartista e le mezzeali; quindi, bisogna ancora vedere Tongya che, con ben note qualità di attaccante esterno, esplicare normali compiti di passaggi brevi in orizzontale senza mai cercare la profondità. D’altra parte, Verde non sovrappone mai a Cerri per dialogare quando quest’ultimo gioca a palla coperta. La sintesi tattica del match è tutta qui. Compito di Marino ora è lavorare sulla testa ed atteggiamento degli interpreti granata e così magari reintrodurre una difesa a quattro per un sistema 4-3-3 già tanto caro all’ex Martusciello e per cui è stata costruita la rosa in agosto.