"Non smantelleremo la squadra" ha ripetuto diverse volte il direttore sportivo Fabiani durante il periodo di calciomercato invernale svoltosi a gennaio. A distanza di dieci giorni dalla chiusura delle liste, con il pareggio di Padova e la sconfitta nel derby contro il Benevento, ci si interroga se, invece, se non era meglio rivisitare l'organico costruito per ben altre ambizioni in estate. In fondo, frasi di questo tipo si è soliti pronunciarle per una squadra ai vertici della classifica i cui giocatori, giustamente, ricevono offerte lusinghiere ed allettanti da Club di serie superiore. La Salernitana, invece, è sempre rimasta nel guado. Vicina all'ottavo posto, addirittura  raggiunto dopo il successo di Palermo, la squadra granata non ha mai fornito la sensazione di riuscire ad eguagliare il suo miglior piazzamento stagionale, ovvero quel terzo posto in classifica, raggiunto da  Colantuono dopo il match contro lo Spezia. Eppure i presupposti erano interessanti. Seppur ad agosto inoltrato, erano giunti a Salerno calciatori interessanti come Jallow ed Anderson D, uno dei migliori portieri del torneo cadetto quale Micai ed una stella, seppur con qualche mugugno di troppo, chiamata Di Gennaro. E giustamente, tolte le tre retrocesse Crotone, Benevento e Verona, nonché il Palermo, la Bersagliera veniva per la prima volta, da quattro anni a questa parte, inserita in seconda fascia, ovvero tra le compagini che avrebbero potuto dire la loro dal quarto posto in giù. Dopo una buona prima parte di stagione, vissuta anche con un pizzico di fortuna, il campo ha bocciato le scelte estive relegando sempre più la Salernitana ai margini delle posizioni nobili della classifica. Perché sarebbe inutile negarlo. Palermo, Brescia, Lecce, Benevento, Pescara, e finanche Verona e Spezia dove, invece, si è vinto, hanno mostrato all'Arechi di possedere qualità di organico, oltre che di organizzazione di gioco, superiore a quella granata. Ma con l'aggravante derivante dal fatto che, tolto il Benevento, le altre avversarie sono state affrontate ben prima della chiusura del calciomercato invernale, quando c'era tutto il tempo per intervenire con decisione e riportare, o quantomeno avvicinare, la Salernitana al loro livello. Non crediamo che ciò sia stato fatto. Minala, Memolla, Calaiò e Lopez potranno rivelarsi utili in un futuro non troppo lontano, ma non sono certo quegli elementi in grado di garantire un salto di qualità alla squadra. I rifiuti di Dezi e Ceravolo fanno male, di più la mancanza di alternative. Si è "patrimonializzata" la società acquistando a titolo definitivo Jallow dal Chievo. Operazione che alla lunga potrebbe rivelarsi lungimirante seppur il gambiano non stia fornendo attualmente prestazioni entusiasmanti. Però allo stesso tempo si è venduto. E' stato ceduto il cartellino di Casasola alla Lazio, Bocalon al Venezia, e Castiglia in prestito in serie C. Una patrimonializzazione a metà, insomma. Senza dimenticare i vari Volpicelli, Kalombo, Cernigoi, Khadi, Urso, Cicerelli che a fine giugno torneranno alla base per fine prestito. Ed infine i comunicati, tanti, forse troppi, da cui è emerso, infine, una volontà della società granata di accettare un confronto con i tifosi. Giusto, il dialogo è sempre cosa buona, ma prima sarebbe utile rispondere ad un quesito: perché questa Salernitana ha un punto in meno rispetto a quella della scorsa stagione? Una domanda ai più provocatoria ma che, invece, mira ad evitare voli pindarici, soprattutto in relazione alle prossime, difficili, gare di campionato che vedranno i granata impegnati ad Ascoli e Verona. Due avversarie toste prima del match casalingo contro la Cremonese. Tre gare per almeno cinque punti da conquistare per continuare a credere all'ottavo posto, al momento l'unico obiettivo realmente percorribile.   Armando Iannece