E' sempre ifficile in questi momenti, scrivere un ricordo di una persona cara che ci ha lasciati, anche perché nelle mente all'improvviso, si affollano tanti ricordi ed aneddoti legati ad essa. 

Celeste Bucciarelli, da stamane non è più tra noi, e con essa se ne va un'epoca ed una generazione di un calcio di altri tempi, fatto di passione, amore, sacrifici e rinunce, pur di seguire la propria squadra del cuore, la sua amata Salernitana, in tutti i campi d'Italia.

Celeste era conosciuta non solo tra gli ultras della Salernitana, ma in tutta Italia, soprattutto a Pescara, dove vi era un altro club femminile, unico allora insieme alle Fedelissime di Salerno.

Molti sono i ricordi che mi legano a lei, soprattutto quando si andava in trasferta, sigaretta e caffè, con la postazione in prima fila nel bus erano d'obbligo per lei, con accanto l'immancabile signora “Maria”, pronta a sobbarcarsi chilometri di autostrada. Ricordo una trasferta a Benevento, dove durante l'incontro ebbe un mancamento e fu portata fuori e curata in ambulanza, al termine andammo tutti a vedere come stesse, e lei, sbucando con la testa fuori dal bus e con la sua classica ironia disse; “a me nun m'accir niuscinu”. La ricordiamo anche aggrappata alle inferriate del Penzo di Venezia, durante i play-out dove la Salernitana riuscì a salvarsi, e lei non volle guardare i calci di rigore.

Ci sarebbe ancora tantissimo da dire e scrivere su Celeste, ma adesso mi piace ricordala così, sigaretta e caffè nella curva sud del paradiso, accanto al Siberiano e a tutti i tifoi grana che ci hanno lasciato a fare il tifo per la Salernitana. 

Che la terra ti sia lieve cara Celeste, Salerno ti ha amata e ti amerà sempre.