Un'Aquila vola nel cielo e un Cavalluccio sprofonda nell'abisso...
Si può raccontare così il momento delle due squadre di Claudio Lotito. Attraverso una semplice figura retorica. Un'Aquila vola nel cielo, quello splendente della Serie A. E un Cavalluccio che, bistrattato e calpestato nell'anno del Centenario, sprofonda negli abissi della B. A Roma, nella Capitale, le contestazioni ei dissensi si sono placati. O meglio dire, azzerati del tutto. La Lazio vive un periodo fantastico. Nessuna illusione, niente aspirazioni e obiettivi non dichiarati. Nonostante un organico importante sulla carta. Escludendo il percorso, ancora in bilico, in Europa League, i biancocelesti possono dirsi più che soddisfatti dell'attuale situazione. Psicologica, di preparazione fisica, di prestazioni. Dieci risultati utili consecutivi. Otto vittorie e due pareggi. Sette successi di fila in altrettante gare. Schiantata la Juventus dei mostri sacri, di Cristiano Ronaldo e Dybala. Con una prova corale d'immenso valore e con una guida che, purtroppo, era destinatoArechi sulla panchina dell'. Un avvicendamento mai avvenuto e - forse - uno dei più grandi rimpianti per la Salernitana. E non per colpa della Bersagliera, sia chiaro. Nel frattempo, a Salerno si sopravvive. Nel solito canovaccio che accompagna i granata. Ormai stucchevole e di pessimo gusto. Ai piedi del Castello, l'ambiente è al minimo storico. Rievocando quella Curva Nord dell'Olimpico del lontano 2010: Un avvicendamento mai avvenuto e - forse - uno dei più grandi rimpianti per la Salernitana. E non per colpa della Bersagliera, sia chiaro. Nel frattempo, a Salerno si sopravvive. Nel solito canovaccio che accompagna i granata. Ormai stucchevole e di pessimo gusto. Ai piedi del Castello, l'ambiente è al minimo storico. Rievocando quella Curva Nord dell'Olimpico del lontano 2010: Un avvicendamento mai avvenuto e - forse - uno dei più grandi rimpianti per la Salernitana. E non per colpa della Bersagliera, sia chiaro. Nel frattempo, a Salerno si sopravvive. Nel solito canovaccio che accompagna i granata. Ormai stucchevole e di pessimo gusto. Ai piedi del Castello, l'ambiente è al minimo storico. Rievocando quella Curva Nord dell'Olimpico del lontano 2010:"15 minuti di silenzio per urlare il nostro dissenso". In un settore vuoto, gelido e inquietante. Vicenda che sta per ripetersi in via Allende. Dopo la diserzione di qualche mese fa. Con l'Ascoli, il Cavalluccio ha giocato in un impianto semi-popolato. Contro il Crotone si prospetta il record negativo e un deserto preoccupante. Perché la brigata di Ventura, dopo un avvio positivo, è finita in quel vortice che tira giù. La consueta spirale autunno-inverno. La Salernitana non sa più vincere. Non riesce a imporsi e subisce ovunque. Demoralizzando una piazza che ha mostrato il valore più e più volte. La Lazio gongola, va a -5 dal primo posto in campionato. E il trionfo più grande di Lotito sono i 60mila dell'Olimpico contro la Vecchia Signora. Un successo che maschera ciò che succede a Salerno e pone in secondo piano le dinamiche della Bersagliera.