Una parentesi messa ai margini della lunga carriera da allenatore. Un'esperienza tutt'altro che emozionante dopo il crollo con la Nazionale. Gian Piero Ventura e il Chievo, una storia mai decollata. Trentatré giorni. Un lasso di tempo brevissimo. Un mese di sofferenza e dissapori. L'avventura al Bentegodi si è spenta in un mese. Dal 10 ottobre, giorno dell'ufficialità in gialloblù, alle dimissioni presentate l'11 novembre. Di mezzo, quattro gare e risultati piuttosto negativi. Per una squadra appesa a una flebile speranza e con lo spettro della retrocessione materializzatosi già a metà del girone d'andata del campionato. Con la penalizzazione dovuta all'accusa di aver registrato nei bilanci societari delle plusvalenze fittizie, aumentando il patrimonio rispetto a quello esistente, e una squadra qualitativamente inferiore sulla carta, il club clivense non è riuscito a mantenere la categoria. Le difficoltà d'inizio stagione hanno spinto la presidenza a puntare su un tecnico affermato. E Ventura, reduce dal terribile destino post-mancata qualificazione al Mondiale, ha rappresentato il giusto profilo per rialzare il morale. Quattro partite disputate sulla panchina veronese e solo un punto ottenuto. Tre sconfitte contro Atalanta, Cagliari e Sassuolo. E un pareggio conquistato nella partita casalinga col Bologna. Per un totale di quattro reti messe a segno e undici subite. Poi, la comunicazione del congedo e il successivo addio. Una decisione che ha lasciato impietrito l'intero ambiente veneto. E ha indirizzato gli addetti ai lavori alla scoperta spasmodica della verità. La motivazione è semplice. Il feeling tra le parti non è mai scattato e Ventura, da professionista, ha preferito abbandonare la nave in anticipo rispetto agli accordi contrattuali. La possibilità di Salerno è stata colta al volo. Il trainer ligure si è subito calato nella parte ed ha sposato il progetto granata. E il destino ha voluto che il Chievo tornasse all'Arechi. A far visita alla Salernitana. E dove ritroverà l'ex allenatore. La voglia di rivalsa c'è, ma il mister non ha il bisogno di togliersi sassolini dalle scarpe. L'obiettivo è vincere per rimanere saldi nelle posizioni di vertice e dare continuità ai risultati raccolti in queste prime giornate.