C’è un momento in cui anche i campioni devono fermarsi, accettare che il corpo non risponde più come prima, che il dolore vince sulla passione. Per Franck Ribéry, quel momento è arrivato nell’ottobre del 2022, con addosso la maglia granata della Salernitana. Dopo una carriera leggendaria vissuta tra Marsiglia, Bayern Monaco e Fiorentina, il fuoriclasse francese ha detto basta, costretto da un ginocchio che da tempo non gli dava tregua.

L’ex fuoriclasse racconta il suo calvario fisico in una toccante intervista rilasciata all’Équipe, svelando retroscena mai emersi finora. “Non mi allenavo più. Mi fermavo due, tre, a volte quattro giorni tra una partita e l’altra per cercare di recuperare. Il dolore era insopportabile”.

Il problema era la cartilagine, completamente consumata. Dopo gli ultimi accertamenti, Ribéry si è sottoposto a un delicato intervento in Austria: una placca è stata inserita all’interno del ginocchio. L’operazione sembrava riuscita, ma cinque mesi dopo è arrivato l’incubo. “Ho avuto una brutta infezione, lo Staphylococcus aureus – ha raccontato l’ex numero 7 –. Per due mesi ho dovuto prendere delle pillole forti. Alla fine hanno dovuto rimuovere la placca. L’infezione era così avanzata che mi aveva scavato la gamba. Sono stato dodici giorni in ospedale in Austria, e ho seriamente rischiato l’amputazione. Il chirurgo mi ha salvato. È stato fantastico”.

Una testimonianza che svela la fragilità dietro il mito. Perché anche i più grandi, dietro i riflettori, combattono guerre silenziose. Eppure Ribéry, da sempre simbolo di resilienza, non si è arreso. Dopo l’addio al calcio giocato, ha scelto di restare vicino al campo. Dal 2022 al marzo 2024 ha ricoperto il ruolo di collaboratore tecnico della Salernitana, diventando presto un punto di riferimento anche fuori dal rettangolo verde. Ma non è finita qui.

Determinato a costruirsi una nuova carriera, Ribéry ha intrapreso il percorso per diventare allenatore. “A settembre inizierò la fase finale per ottenere la licenza UEFA A, dopo aver già completato il corso UEFA B – ha spiegato –. Voglio completare tutti i diplomi a Coverciano, fare stage nei grandi club, imparare con umiltà. È un lavoro che richiede pazienza e voglio farlo bene. So cosa posso offrire, ma voglio crescere prima di tutto come uomo di sport”.

Nessuna fretta, solo desiderio autentico di restituire qualcosa al calcio, questa volta da una nuova prospettiva. “Anche se rispetto il calcio dilettantistico e le categorie minori – ha aggiunto – vorrei restare a contatto con il calcio d’élite. È lì che sento di poter dare di più, con la mia esperienza”.

Franck Ribéry ha chiuso col pallone tra i piedi, ma ha riaperto un nuovo capitolo, con lo sguardo rivolto verso il futuro. Un futuro in panchina, dove a guidarlo saranno la stessa passione e la stessa determinazione che lo hanno reso uno dei giocatori più iconici degli ultimi vent’anni.