Diciamo la verità, ieri sera nell'amichevole dello "Squitieri" tra Sarnese e Salernitana davvero il risultato era l'ultima cosa che avrebbe contato. La partita tutta colorata di granata è servita essenzialmente per non dimenticare quello che accadde 20 anni fa nel centro dell'Agro. Quei due milioni di metri cubi di fango che, staccatisi dalle pendici del monte Pizzo d'Alvano, il 5 maggio 1998 investirono gran parte della cittadina portandosi con se la vita di 137 persone, tra i quali anche coloro che si trovarono nell'ospedale "Villa Malta" che venne distrutto dalla violenza della frana. Altre 23 persone persero la vita tra Quindici, Siano e Bracigliano. La notizia della tragedia giunse come un fulmine a ciel sereno a Salerno, in una città che era vestita a festa dato che la Salernitana era a un niente dal matematico ritorno in Serie A dopo 50 anni, che sarebbe arrivato con ogni probabilità domenica 10 all'"Arechi" contro il Venezia dato che con i lagunari basterebbe anche un pari per festeggiare. Ma festeggiare pochi giorni dopo un disastro del genere avvenuto a neanche 30 km di distanza non era possibile. I tifosi della Salernitana lo capirono immediatamente. E allora accadde che la festa, al triplice fischio finale del signor Sirotti di Forlì, rimase confinata solo tra gli spalti dell'Arechi. Una volta usciti dall'impianto di via Allende, bandiere e sciarpe vennero riposte nel tragitto verso casa. E non poteva essere altrimenti. Un gesto di umanità e di grande sensibilità che i tifosi di Sarno non hanno mai dimenticato. E lo striscione esposto dai tifosi della Sarnese ieri lo dimostra. "5/5/98, Sarno non dimentica. Grazie per sempre Salerno", un testo che non ha bisogno di ulteriori commenti. E sarebbe bello che questo ricordo, beh, avvenisse più spesso.