Come regalarsi agli avversari senza colpo ferire… Nel secondo tempo la Salernitana tonica e quasi sempre ficcante in contropiede dei primi 45^ si è sciolta, improvvisamente, come neve al sole. La formazione di Fabio Grosso non è riuscita a sfruttare la superiorità numerica con gli esterni offensivi ( Lee e Laribi) nella prima frazione di gioco grazie alla maggiore densità centrale della formazione granata. Pur giocando in dieci fin dal primo minuto, complice un Minala completamente fermo e fuori forma, la squadra granata ha retto il confronto, sfiorando il goal con un tiro alla “Del Piero” di Lamin Jallow. Ebbene, l’uomo più  pericoloso dei granata in attacco è stato sacrificato al minuto 64^ favorendo, contemporaneamente, l’avanzamento del baricentro da parte della squadra scaligere apparsa, invero, tutt’altro che irresistibile in difesa. Quando si alzano le barricate a poco meno di mezz’ora dalla fine della partita, inserendo un esterno D. Anderson per una punta, non è detto che il subentrato debba per forza trovare il jolly come accaduto alla “Favorita”. Se poi non si prende coscienza che il rettangolo verde scaligero non sia amico come il  “Del Duca”, essendo il “Bentegodi” storicamente e per precedenti poco favorevoli, l’atto ultra-difensivistico di mister Gregucci finisce per essere la causa di quel destino beffardo che punisce con un goal carambolesco, siglato da un rapinatore vero d’area di rigore, Pazzini.  La Salernitana avrebbe dovuto proseguire la sciadel primo tempo ove il Verona era riuscito a mettere in difficoltà i granata soltanto per effetto di qualche errore in uscita dei difensori  ed, invece, la squadra per input del proprio allenatore si è  accontentata tirando troppo presto i remi in barca. E se la motivazione del cambio di Jallow, come fornita a fine gara da Gregucci, è stata dettata dalla necessità di far trovare la condizione a Calaiò, giocando, si capiscono ancora di più le reali ambizioni dei granata, giustamente protesi a non dover superare quella linea maginot oltre la quale c’è un mondo da non poter esplorare. Ed allora, bene così: il galleggiamento può continuare